Alcuni giorni orsono una nostra Collega medico di famiglia non ha retto all’ennesimo atto di violenza nei suoi confronti e ha esposto in studio una lettera di denuncia manifestando l’intenzione di andarsene dal Comune in cui è stata minacciata. Da mesi lamentava comportamenti violenti e oltraggiosi, ma nessuna delle Autorità cui si era rivolta ha saputo darle una mano. Nessuno ha mosso un dito per aiutarla o proteggerla. Anche adesso che il caso è balzato agli onori della cronaca nessuno ha avuto parole di comprensione a riguardo del fatto che in un momento di angoscia si possa
pubblicare qualcosa che poi ragionando con calma si preferisce cancellare; si sono invece chieste spiegazioni al medico, non ai dirigenti che sapevano e non hanno detto nulla; non alle autorità che sapevano e non hanno fatto nulla.
Purtroppo questo non è un caso isolato, ma solo un episodio reso pubblico del malcostume e della maleducazione che hanno colpito e colpiscono molti medici della nostra provincia.
La FIMMG di Treviso esprime vicinanza a tutti i Colleghi medici, vittime di aggressione e violenza.
I medici di famiglia lavorano per curare le persone, al meglio delle loro possibilità, con spirito di sacrificio e tanta pazienza, nonostante manchi spesso il rispetto per il loro ruolo e funzioni. Ma arrivare alle minacce e alla violenza non è accettabile per un Paese che ha dato la civiltà al mondo.
Le Istituzioni devono intervenire.
Quanto tempo è passato dal Covid!
Allora eravamo eroi da portare agli altari, adesso siamo i paria della salute e a tutti è permesso calpestarci impunemente.
Chiediamo alla Regione di continuare il percorso, iniziato un decennio fa, di incentivare la presenza di personale nei nostri studi. Se tutti i medici di famiglia avessero in studio personale infermieristico e/o collaboratore di studio, non avrebbero forse così tante difficoltà nella già complessa gestione quotidiana della professione.
Proviamo a ribadire ai pazienti (ma anche alle Autorità) che:
- ogni atto medico è conseguente a una visita medica in presenza e a una diagnosi, salvo eccezioni stabilite dal medico caso per caso;
- il Garante della Privacy già nel 2009 ha vietato l’uso delle e-mail ordinarie e dei social media (Whatsapp, Telegram, Facebook etc.) per trasmettere dati sanitari; e questa pratica viene pesantemente sanzionata;
- sono vietati, oltre che non graditi, gli invii di foto o video con immagini intime e di nudità; si deve invece prendere appuntamento per una visita medica;
- le richieste e comunicazioni devono avvenire durante l’orario indicato dal medico e comunque non dalle ore 20 alle 8 del mattino successivo;
- il certificato di malattia spetta al medico (anche ospedaliero, libero professionista o dentista) che visita il paziente; al medico di famiglia può essere addirittura revocato l’incarico in caso rediga un certificato di malattia al posto del medico che non l’ha compilato (esigete dal quel professionista il certificato telematico o cartaceo!);
- le ricette dematerializzate vengono automaticamente validate dal sistema prima della stampa del promemoria cartaceo (quindi rifiutate le comunicazioni del CUP quando dice che la ricetta è “sbagliata” o deve essere rifatta!);
- il medico di famiglia non guadagna nulla quando prescrive un farmaco, quindi quando dice di prendere 1 pastiglia la mattina e 1 la sera è perché una al giorno è insufficiente e 3 sono troppe (il paziente rispetti la posologia!).
I medici di famiglia di Treviso, se non vedranno concrete prese di posizione da parte delle Istituzioni, chiuderanno i loro studi per poi decidere se andarsene all’estero, dove sono i benvenuti e ben trattati, o valutare una pensione anticipata.
IL SEGRETARIO PROVINCIALE
Dott.ssa Ilaria Barcati

